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Gli studi sul digiuno


Nella trasmissione Presa Diretta di ieri sera, 6 marzo 2016, si è parlato di digiuno e in particolare del lavoro di Valter Longo, ricercatore presso la University of Southern California di Los Angeles. Dato che immagino che molti siano rimasti colpiti dal servizio, ho pensato di fare cosa gradita spiegando i risultati ottenuti nello studio pubblicato su Cell Metabolism a Luglio 2015.

Si è partiti dall’assunto che molti studi hanno dimostrato che il digiuno prolungato per 2 o più giorni ha effetti che possono essere considerati positivi per alcune patologie, effetti quali riduzione della glicemia, insulina e fattore di crescita insulino-simile di tipo 1 (IGF-1). IGF-1 è un regolatore chiave della proliferazione cellulare e bassi livelli di IGF-1 riducono il rischio neoplastico.

Il digiuno prolungato è una pratica difficile da sostenere per la maggior parte della popolazione e potrebbe anche determinare effetti avversi soprattutto in soggetti anziani e fragili. Il team di Longo, dunque, ha messo appunto una dieta che simula gli effetti del digiuno prolungato (fasting mimicking diet, FMD). Sono stati fatti esperimenti sui topi testando l’ipotesi che cicli di 4 giorni di questa dieta seguiti da una normale alimentazione potessero promuovere la salute nel topo. Successivamente la sperimentazione è stata estesa all’uomo in uno studio clinico pilota effettuato su 38 soggetti, 19 dei quali seguivano una dieta FDM.

La dieta è stata seguita per 5 giorni al mese per 3 mesi (3 cicli totali) e forniva tra il 34% e il 54% del normale apporto calorico, con una composizione approssimativa del 9-10% in proteine, 34-47% in carboidrati e 44-56% in grassi. Il gruppo controllo invece continuava a mangiare normalmente.

La FMD è una dieta basata sull’utilizzo di cibi vegetali disegnata per ottenere gli stessi effetti del digiuno completo fornendo però micronutrienti quali vitamine, minerali ecc., e minimizzando le difficoltà del digiuno completo. Essa comprendeva zuppe a base di verdura, barrette energetiche, bevande energetiche, camomilla e tavolette di supplementi vegetali. Il giorno 1 la dieta forniva 1.090 kcal (10% proteine, 56% grassi, 34% carboidrati), i giorni da 2–5 erano identici e fornivano 725 kcal (9% proteine, 44% grassi, 47% carboidrati).

Alla fine dello studio nei soggetti in dieta FMD la glicemia era ridotta dell’11.3% ± 2.3% nel periodo di dieta e rimaneva 5.9% ± 2.1% più bassa rispetto al basale nel periodo di rialimentazione. I corpi chetonici aumentavano di 3,7 volte alla fine della dieta FDM per poi tornare ai livelli basali subito dopo aver ripreso a mangiare normalmente. L’IGF-1 circolante era ridotto del 24% alla fine della dieta FDM e rimaneva del 15% più bassa dopo la rialimentazione.

Attualmente Longo sta conducendo uno studio con un più esteso numero di soggetti, ne attendiamo la pubblicazione.

Contemporaneamente si stanno eseguendo studi sull’effetto del digiuno in chemioterapia. L’idea di Valter Longo è che il digiuno potrebbe aumentare l’efficacia della chemioterapia nella persone affette da tumore. La ricerca, cui ha collaborato il Laboratorio di Oncologia dell'Istituto Gaslini di Genova, dice che la restrizione calorica prodotta da 48 ore di digiuno prima della somministrazione della chemioterapia aiuterebbe le cellule sane a proteggersi dagli effetti dei farmaci. Le cellule tumorali invece non risulterebbero protette e sarebbero colpite in pieno dai farmaci.

Questi studi sono estremamente importanti ma vanno anche presi con le adeguate cautele. Molto spesso i tumori, specie in stadio avanzato, causano importante perdita di peso, per cui la restrizione calorica è controindicata dunque inattuabile in pazienti con stato nutrizionale già compromesso. Anche in questo caso c’è da attendere la pubblicazione degli studi che si stanno conducendo.


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